Carte, libri, lettere, ritagli di giornale. I materiali d’archivio del Fondo Angelo Sommaruga, il leggendario primo editore di D’Annunzio e di Carducci nella Roma umbertina di fine Ottocento, ci raccontano la vita burrascosa e appassionata di un esteta ribelle. Un personaggio che ha lasciato un segno nella vita letteraria italiana, malgrado la brevità (circa quattro anni, dal 1881 al 1885) della sua rocambolesca vicenda editoriale, finita con un processo, poi una condanna, peraltro molto discussa, quindi una fuga all’estero. In occasione di "Archivissima 2024", la Biblioteca di via Senato (Milano), dove il Fondo è conservato, ha riproposto al pubblico i documenti che testimoniano l’attività del fondatore della “Cronaca Bizantina”. Un’occasione preziosa per riscoprire un protagonista della cultura, che ebbe poi “una seconda vita” come mercante d’arte e collezionista, della quale ancora si sa troppo poco. Crediamo sia arrivato il momento di dare il giusto peso a quest’altro Sommaruga, che contribuì in maniera determinante, insieme al più giovane Enrico Piceni, alla rivalutazione del migliore Ottocento pittorico italiano, in particolare di De Nittis e di Zandomeneghi, con la stessa intraprendenza e modernità di visione che avevano caratterizzato la sua attività di editore.